Capitolo 8 – Segui la lettura…

La mattina seguente Sara si alzò di buon'ora e si preparò in fretta, evitando con cautela ogni specchio della casa, per paura di evocare il fantasma di Laura. Andò all'ospedale, fece l'esame del sangue e consegnò le urine per il test di gravidanza. Sperava in cuor suo che le potessero consegnare subito i risultati, pur sapendo che ci sarebbero voluti almeno un paio di giorni per avere una risposta. Due lunghi giorni, prima di avere la certezza.
Girò per tutta la mattina a vuoto per le vie della città, guardando distrattamente le vetrine dei negozi e passeggiando tra i viali dei giardini pubblici.
Era già settembre e le foglie dei platani incominciavano a cambiare colore.
Il sole riscaldava con meno violenza e i suoi raggi  intiepidivano i passanti, come un affettuoso abbraccio.
Seduta su una panchina, Sara guardava la lenta andatura di una giovane mamma col passeggino, dal quale sbucava un ciuffo biondo. Due buffi occhietti curiosi, illuminati da un sorriso disarmante, fissarono quelli inteneriti di Sara. La donna contraccambiò affettuosamente, sentendosi invadere da un senso di gioia e di tristezza che le prese la gola.
Aveva solo 19 anni, era sola, senza un uomo accanto, senza un lavoro…  
Come avrebbe potuto Sara affrontare tutte le difficoltà in quelle condizioni?
Si sentì perdere nel labirinto delle sue perplessità e scivolò in un pianto d’abbandono che durò pochi minuti. Tornò velocemente in sé, per il terrore che Laura avvertisse la debolezza e lo sconforto che stava provando. Questo l'avrebbe irritata e avrebbe ripreso il comando.
Sara si terrorizzò al pensiero di cosa sarebbe potuto succedere a suo figlio. Come avrebbe reagito Laura alla presenza di un bimbo? Questo pensiero ridiede a Sara la forza di reagire. Scacciò le lacrime dal viso con le mani, si soffiò il naso e riprese il suo cammino con rinnovato vigore. In fondo era questo che Laura avrebbe voluto da lei, quella forza e quel carattere che non le aveva mai dimostrato di avere in passato.
Dopo due giorni arrivò, puntuale, la telefonata tanto attesa.
"Pronto, Sara, sono il Professor Tommasi, mi è arrivato il risultato delle analisi, va tutto bene… sei solo un po’ incinta!" disse scherzando
"Congratulazioni!" aggiunse chiudendo la telefonata.
Sara rimase con la cornetta attaccata all'orecchio, sentendo il suono continuo della comunicazione interrotta, frastornata e indecisa nel non saper cosa fare, se piangere o urlare per la gioia.
Ripose il telefono e incominciò a correre in tutte le stanze per avvisare gli altri, ma frenò i suoi passi, desolata. Non c'era più nessuno a cui dirlo, nessuno con cui dividere la sua felicità e forse non sarebbe stato comunque il caso di farlo.
Quella grande casa, una volta piena di grida e confusione nell'aria, era diventata tristemente vuota.
Sara pensò alle sue sorelle così lontane, in quel costoso collegio che le cresceva. Abbandonate dalla famiglia come se fossero orfane, come se non avessero nessuno che le amasse.
 Quanti anni avevano? Ormai erano tutte nel pieno dell’adolescenza e Sara, la ”grande” si era quasi dimenticata di loro. Qualche breve telefonata per tenere i contatti e una rara visita ogni tanto per ricordare i loro volti. I suoi problemi l’avevano allontanata da tutti e anche la mamma era sfumata nelle memorie del passato. Aveva bisogno di loro e mai come in quel giorno, si sentiva tanto sola. Sara avrebbe voluto volare tra le braccia della nonna, per trovare conforto almeno da lei, ma pensò che le avrebbe causato solo un dispiacere.
 Così inghiottì la sua gioia, tenendola segreta dentro di sé. Il tempo l’avrebbe aiutata e forse avrebbe trovato il momento più giusto per affrontare l’argomento con nonna Dora. Ora si sentiva più forte, pronta ad affrontare le difficoltà che si sarebbero presentate.
 
L'idea di ricostruire la famiglia diede a Sara una nuova forza e un coraggio che non credeva di possedere. Inspiegabilmente non accusò più quei feroci mal di testa. Pensò che Laura non avesse più motivo di intervenire e si convinse che l'incubo fosse passato. Così com’era venuto, se ne era andato.
 La nuova Sara aveva vinto, aveva dimostrato a Laura di essere forte come lei e che non avrebbe avuto più bisogno della sua rabbia per esistere.
Decisa e fortificata nella sua convinzione, Sara si mise di fronte allo specchio della camera. Lo guardò fisso con aria di sfida, con voce dura e determinata puntò il dito contro l'immagine riflessa urlandole
"Non ti azzardare a venire mai più, ritorna per sempre nell'inferno da dove sei venuta!"
Rimase immobile in quella posizione, guardando Sara nello specchio che stava nel suo stesso modo, con il suo stesso sguardo cattivo, le stesse labbra contratte. Abbassò il braccio e l’immagine con lei. Non ottenendo nessuna risposta, rilassò i muscoli tesi, le voltò le spalle soddisfatta e andò in cucina a prepararsi un sostanzioso pasto.

Grazie a tutti coloro che, mossi a pietà, lasceranno un messaggio! Un baciolones a tutti! Pat